SelloCreations

1 From: Me Subject: Done!!! (more or less) To: spritzvale94@xxxxx.com Yeeess!!! This morning I'm a winning girl, and for more than one reason: N.1: I found the only place in the house where the cell phone works and can be used as a hotspot for my laptop, specifically the bench under the east bedroom’s window; so that’s why I can finally write to you. Now imagine me here, perched cross-legged (and with an integrated cat), as my gaze runs through the garden, which, in early September, is already in its way to the autumn. If there was a score in lugubriousness, fallow gardens of inherited houses, moreover if infested with crows, wo

In difesa dell'Autore. Ovvero la sporca (bella) verità che risponde alla domanda: "Ma perché insistete tanto per essere letti?" L’arcano (forse) non si risolve in due parole, ma vediamo di procedere con ordine. A tutti i lettori sarà capitato l’autore che afferma: “Io scrivo per me stesso, il piacere di scrivere è soddisfazione sufficiente.” E a tutti gli autori sarà capitato il lettore che, similmente, chiede: “Ma non dovrebbe bastarti il piacere di scrivere?” Il primo mente sapendo di mentire. Al secondo, se avrà la pazienza di leggermi, risponderò io. Prima di tutto,

1 Dopo un viaggio durato fino a notte, l’aria nel carro era divenuta quasi irrespirabile. L’odore era quello acre, umido e caldo della paura. Le ragazze erano tutte sedute sul fondo, ma, ad ogni scossone delle grandi ruote di legno, cadevano malamente l’una sull’altra. Eppure nessuna protestava. Nessuna osava parlare. Una di loro le aveva afferrato la mano non appena si erano sedute, e la stringeva da allora, nel buio soffocante. Quando il cocchiere gridò per arrestare il carro, Ninfea sentì le dita dell’altra serrarsi ancor più forte intorno alle proprie. Ricambiò la stretta, per infondere co

Prologo Metempsicosi Dal greco μετεμψύχωσις, composto da μετά, preposizione che indica il trasferimento, ἐν, dentro e ψυχή, anima. Alle ore 6.56 della Vigilia di Natale, esattamente quattro minuti prima del trillo della sveglia, il cuore di Giovanni, affetto fin dalla nascita da un vizio occulto mai diagnosticato, cessò di battere. L’uomo, trentatré anni e un’apparente ottima salute, tirò un ultimo respiro talmente flebile che nemmeno Elisa, la moglie addormentata al suo fianco, se ne accorse. La sua

1 Miria si destò in un attimo. Attese un paio di secondi, per raccogliere mentalmente le forze, mentre i sensi erano già in allerta, tesi a saggiare l’ambiente circostante. Era rannicchiata in un cubicolo di pianta quadrata, freddo al tatto, completamente buio. Il suo respiro quasi rimbombava, nello spazio ristretto, aumentando la sensazione di claustrofobia che quel luogo trasmetteva. La priorità era trovare una via d’uscita. – Ombra, mi ascolti? – scandì con le labbra, senza emettere suoni. Sì, mia diletta, le rispose il verme, direttamente dentro al suo orecchio. Verme era un appellativo pr

1 Sabato, 1° Novembre 2014, ore 8:41 L’uomo camminava svelto fra la folla, che quasi inconsapevolmente si apriva per permettergli il passaggio. Non indossava un travestimento, eppure chi lo vedeva pensava solo ad un altro cosplayer, molto immerso nel proprio ruolo. Qualcuno riusciva anche a scattargli una foto di sfuggita, pur senza osare fermarlo. Indossava un elegante abito nero dal taglio impeccabile, camicia bianca, cravatta nera, occhiali tanto neri da risultare impenetrabili; in mano una ventiquattrore di pelle, anch’essa nera. La perfetta divisa per un Man in Black, od un qualunque agente governativo. Appunto. La pa

Libera Uscita Rossella Romano La prima percezione che investe i suoi sensi è l’odore. L’uomo giace supino, le mani incrociate sul ventre, la schiena ghiacciata dal contatto diretto col terreno, gli occhi ancora chiusi, rassicurati dall’oscurità che intuisce dietro le palpebre, (perché svegliarsi di giorno sarebbe devastante), ma l’odore… Lo aspira più volte, prima timidamente, poi sempre più a fondo, riempiendosi i polmoni, dimenticando all’istante il crogiolo di odori opprimenti in cui vive da sempre. Quello del percorso mattutino verso la postazione, che si sprigiona dai corpi d

1 6 luglio, mattina, sotto la quercia Caro Arci, Mmm… Caro Arci… questo l’ho già detto. Ecco, lo sapevo. Eppure pregustavo il momento di mettermi a scrivere fin da quando ho aperto gli occhi, stamani. Le frasi hanno continuato a scorrermi in testa mentre mi vestivo, poi a colazione, e anche mentre camminavo qua fuori nel sole, sull’erba lasciata un po’ troppo alta. Proprio fino a un attimo fa, fin quando ho scritto quelle due parole, e adesso… il vuoto. Non so davvero da dove cominciare. “Comincia da un punto qualsiasi”, dici tu; ebbene, seguirò il tuo consiglio e partirò fo

2 – Non sta scritto da nessuna parte che tu debba farlo adesso. Spegni il trattore e smettila. Si vede che ci stai male. – Non voglio correre il rischio di scordarmi qualcosa. – Dio mio, Marzio, è successo solo ieri! Non puoi prendertelo, un giorno di riposo? – Fra poco avrò finito, sono solo appunti. – E allora fa’ come ti pare. Intendeva lasciarlo solo, invece si avvicinò al computer, davanti al quale suo fratello stava seduto da più di tre ore, e gli scompigliò i capelli biondi con un gesto affettuoso. – E’ dura, lo so – disse prendendolo per le spalle. Non er

1 Non devo avere paura. Le cose che strisciano verso di me non sono reali. Non sono reali. Ma… le sento avvicinarsi, sento il loro addome che sfrega sulla roccia, dimenandosi; anche se ho gli occhi chiusi, so che presto comincerò a vederle. I miei compagni dormono, accostati l’uno all’altro. Questa è la realtà. Ma io che sono già sveglia, soccombo all’Incubo ogni momento di più. Dovrei allontanarmi, ma sono ancora troppo fredda; non riesco a muovermi, non riesco nemmeno ad aprire gli occhi. E quello che vedo, con lo sguardo interno della mia mente, è la grotta vuota, appena rischiarata da